Stefano Taglietti-2019–CLAMANTIS per cl. basso e trio d’archi-NEW MADE ENSEMBLE. dir. A. Calcagnile |


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Stefano Taglietti (2019) –
CLAMANTIS quartetto per clarinetto basso e trio d’archi
NEW MADE ENSEMBLE
Paolo De Gaspari, clarinetto basso;
Francesco Parrino, violino;
Maria Ronchini, viola;
Alessio Tedeschi, violoncello;
Alessandro Calcagnile, direttore
Score RAI COM ed.
prima esecuzione assoluta
Mercoledì 4 dicembre, ore 17.30 – MUSEO DEL NOVECENTO DI MILANO
Sezione MILANO PREMIÈRE
Stefano Taglietti (2019)
Clamantis
quartetto per clarinetto basso e trio d’archi
dedicato al New Made ensemble
partitura Rai Com ed.
Questa composizione rappresenta simbolicamente la successione di due caratteri: riflessivo – concitato. I contrasti fra le parti acute e gravi che si alternano nella parte del clarinetto solista, sono accostate allo stesso avvicendamento del carattere ritmico e disteso del trio d’archi. Si tratta di simboli sonori e segni comunicativi, ancor più che narrativi. È una composizione in una struttura semplice binaria in continua successione A/B. Simbolicamente per Clamantis mi sono ispirato alla locuzione latina “Vox clamantis in deserto” (che significa ‘la voce di colui che grida nel deserto senza essere ascoltato’). Per me questo pezzo rappresenta una riflessione sul combattimento interiore fra distacco dal mondo (riflessione) e presenza partecipata e critica (il grido).

Clamantis
quartet for bass clarinet and string trio
dedicated to the New Made ensemble
score Rai Com ed.

This composition symbolically represents the succession of two characters: reflective – excited. The contrasts between the high and low parts that alternate in the solo clarinet part, are combined with the same rotation of the rhythmic and relaxed character of the string trio. These are sound symbols and communicative signs, even more than narrative. It is a composition in a simple binary structure in continuous A / B succession. Symbolically for Clamantis I was inspired by the Latin phrase “Vox clamantis in deserto” (which means ‘the voice of the one who cries in the desert without being heard’). For me this piece represents a reflection on the inner struggle between detachment from the world (reflection) and participatory and critical presence (the cry).